
DEEP PURPLE - LA STORIA DEL ROCK
I Deep Purple sono quei monaci che amano flagellarsi: quando le cose vanno bene noi sentiamo il bisogno di verificare fino a che punto riusciamo a compromettere il nostro successo. Poi ci pentiamo e cerchiamo di riprendere dal punto dove abbiamo lasciato." - Jon Lord
Sebbene questo sia il brano più famoso dei "Profondo Viola", esso non è quello che ha rappresentato al meglio lo spirito del gruppo.
Del gruppo si potrebbe scrivere un intero romanzo considerando la quantità sproposita di dischi, live, raccolte, performance che hanno segnato la loro carriera, per essere, dopo gli Yes, uno dei gruppi con il maggior numero di cambi di musicisti nella storia del Rock, band più rumorosa del mondo e tanto altro.
Nei cuori dei fan, la formazione "classica", con Jon Lord alle tastiere, Ritchie Blackmore alla chitarra, Ian Paice alla batteria, Ian Gillian alla voce e Roger Glover al basso, è stata quella che, oltre ad aver avuto più successo, ha lasciato LP che sono entrati in poco tempo all'interno delle pietre miliari del Rock.
Tra questi vanno ricordati, il disco "Shades of Deep Purple"(1967), che è la prima testimonianzia sonora registrata su un vinile: anche se sono lontani (ma non troppo) dallo stile che poi li renderà celebri, in questo LP sono presenti brani originali e cover, come "Help!" dei Beatles.
La svolta definitiva arriverà con la formazione che prenderà Ian Gillian alla voce e Roger Glover al basso, che li porterà a scrivere gli album più celebri del gruppo come "Deep Purple in Rock", "Fireball", "Machine Head" e l'indimenticabile "Made in Japan".
In seguito la loro carriera sarà sempre destinata, al successo, producendo dischi di ottima fattura ed evolvendosi con il tempo a seconda del periodo, senza mai abbandonare il loro stile.
La musica e lo stile
Da come viene descritto brevemente sopra, "Shades of Deep Purple" sembra essere un normale disco di una band emergente, ma che in realtà esso contiene una quantità indefinita di stili: beat inglese, blues e jazz con un pizzico di funky, rock progressivo, citazioni di musica classica e chi più ne ha più ne metta. La prima volta che ho sentito la cover di "Help!", sono rimasto stupito, poichè sconvolge totalmente il brano originale: comincia sembrando una semplice ballata lenta fino ad arrivare ad assoli velocissimi di Lord con l'organo Hammond che introducono la chitarra di Blackmore, concludendosi con suoni e armonie che ricordano molto i primi brani di musica psichedelica.
Altra pietra miliare è il disco "In Rock" (1970), contenente "Speed King" e il lunghissimo brano "Child in Time", caratterizzato da un inizio lento e da un intermezzo rapidissimo su cui si lancia Blackmore in un assolo di 3 minuti.
Il disco predilige tantissimo l'improvvisazione, che sarà poi il vero cavallo di battaglia del gruppo, ed anche citazioni di brani popolari o di musica classica (Lord andava matto per Beethoven e Bach)
Fireball (1971) e Machine Head (1972) non saranno altro che lo sviluppo e perfezionamento degli elementi "In Rock", quali l'uso di riff semplici (un riff per chi non lo sapesse, spiegandolo in termini molto semplici, è come una frase all'interno di un testo scritto che si ripete spesso e che da modo di riconoscere "al volo" il pezzo sia a chi lo ascolta sia a chi lo suona) e da un largo uso dell'improvvisazione. All'interno di questi dischi sono contenuti brani come "Fireball", "Smoke on the Water", "Highway Star", "Space Truckin'", "Lazy", "Demon's Eye", "The Mule", senza contare che in questo periodo scrissero "Black Night" e "Strange Kind of Woman" e rilascirono come singoli.
Ma il momento che confermerà la l'importanza dei Viola nel mondo del rock, sarà nell'agosto 1972, quando i Deep Purple registreranno dal vivo(!!!) "Made in Japan"(1972): con questo LP, i Deep Purple verranno riconosciuti dalla critica come il gruppo con le migliori performance live e questo disco ne è la prova acustica: brani celebri allungati per dare spazio all'improvvisazione, sperimentazioni sonore e lunghissimi assoli di Blackmore e Lord sul palco, assoli al limite
del'umano di batteria di Ian Paice, ritmica più che sostenuta di Glover e esibizioni canore di Gillian che "duella" con la chitarra rimaste scolpite nelle nostre orecchie, sono solo alcune delle meraviglie contenute in questo unico LP, tanto che ogni secondo che passa non risulta mai noisoso, compresi applausi tra un brano e l'altro.
Se vogliamo proprio andare a vedere una pecca del disco è che esso prima o poi finisce.
Con questo LP, i Deep Purple troveranno finalmente il sound che li caratterizzerà per tutta la loro carriera, considerando i cambi che avranno in seguito che includeranno musicisti con degli studi e stili musicali molto diversi da quelli della formazione originale.
Da ricordare tra gli album "Burn", "Stormbringer", "Perfect Strangers", "The House of Blue Light".
Attualmente I Deep Purple al momento continuano a fare tour in tutto il mondo e a stupire sempre il loro pubblico, considerando che Steve Morse non è Ritchie Blackmore e Don Airey non è Jon Lord.
Tuttavia, con la scomparsa di Jon Lord, per molti fan si spengono le speranze di poter rivedere un'ultima volta la formazione di cui tanto si innamorarono e che ancora adesso fanno innamorare tanti nuovi ascoltatori.
- Edoardo Massaro -